Iperconnessi e fragili
Nel 2019 ricevo una chiamata da ZONA K. Iniziamo a immaginare un nuovo progetto di teatro multimediale chiamato Play Me (Origins Project) sull’adolescenza e l’uso della tecnologia VR ...
Dopo aver sviluppato il format Generazione gLocale (lo racconto qui: link) mi convinco che un nuovo modo per coinvolgere gli adolescenti in esperienze teatrali è possibile. Gli ingredienti erano questi: laboratori di narrazione, l’uso di nuove tecnologie come strumenti creativi e la partecipazione attiva degli Attori e del Pubblico durante gli spettacoli dal vivo.
Nel 2019 ricevo una chiamata da ZONA K (Milano). Mi chiedono di immaginare insieme un nuovo progetto invitandomi a curarne la regia e, in senso più ampio, la direzione creativa. Sì, perché in questa tipologia di progetti il lavoro che viene sviluppato non è solamente legato alla creazione di uno spettacolo ma alla cura di un percorso che vede anche il coinvolgimento attivo di una comunità specifica nella co-creazione artistica fino allo spettacolo. In questo caso, come per gLocale, la comunità specifica erano gli adolescenti.
Mi propongono anche il coinvolgimento degli Agrupacion Señor Serrano per la supervisione alla drammaturgia, un gruppo catalano che aveva da poco vinto il Leone d’Argento per l’Innovazione alla Biennale Teatro di Venezia. Io li avevo conosciuti qualche anno prima, Alex e Pau (i Serrano). Mi avevano selezionato alla Biennale Teatro College passando ancora un’estate a Venezia. Durante quella masterclass mi ero allenato a raccontare storie per il teatro utilizzando anche le nuove tecnologie come il “cinema in tempo reale”, l’uso di oggetti in miniatura e modellini in scala, la narrazione per immagini.
Uno spasso.
E da qui siamo partiti immaginando Play Me (Origins Project). Un percorso sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino e dalla Città di Milano in collaborazione con diverse realtà tra cui Polo del 900 di Torino, FuoriLuogo a La Spezia e CSS Teatro stabile d’innovazione del FVG.
Per lavorare al progetto coinvolgo anche Simone: un video-maker con cui stavo già collaborando alla conduzione dei laboratori con Vacis per il Teatro Stabile di Torino (lo racconto qui: link). E poi insieme a lui decidiamo di coinvolgere anche alcuni programmatori VR. Sì, perché in questo percorso di creazione decidiamo di utilizzare diversi strumenti tecnologici, tra cui la Virtual Reality…
Nei miei appunti di creazione ho trovato questo:
Gli adolescenti, iperconnessi e fragili, terrorizzati e attratti dall’immagine di sé sui social media, esperti di sexting, video-game e binge drinking, possessori di SmartPhone come prolungamento del proprio corpo. Li conosciamo davvero? In questa performance multimediale lo Spettatore si metterà in relazione con loro in una esperienza immersiva. PLAY ME (ORIGINS PROJECT) è il risultato del lavoro sulle storie di ragazzi e ragazze incontrati a Torino, Milano, La Spezia e Udine.
Il risultato è la creazione di uno spettacolo multimediale suddiviso in tre stanze per singoli Spettatori. Quando arrivavi a teatro, prenotando il tuo turno, potevi scegliere se seguire la storia del Protagonista Maschio o Femmina.
Nella prima stanza era presente un tablet dove lo Spettatore poteva chattare con un Adolescente, nella seconda stanza erano presenti gli occhiali di Virtual Reality e un Joystick che - una volta indossati - avrebbero immerso lo Spettatore nella vita del Protagonista scegliendo di scena in scena cosa scoprire della sua vita come in un video-game. Infine, nella terza stanza, un grande tavolo con le schede identikit degli adolescenti coinvolti e una video-proiezione per raccontare i protagonisti.
Terminato il percorso nelle stanze lo Spettatore poteva scoprire il mondo dell’adolescenza oggi in una formula decisamente atipica grazie all’uso della tecnologia.
Stanze d’albergo in affitto ad ore, auto guidate senza patente in strade abbandonate, coreografie al parco da caricare su Tik Tok, foto da scrollare su Instagram, tavole apparecchiate in famiglia, scrivanie in camera con smartphone rubati, fermate degli autobus, aule da cui voler fuggire, bagni della scuola, metro notturne, locali con poca luce e molti superalcolici: questi sono solo alcuni dei luoghi che abbiamo immaginato insieme agli Adolescenti coinvolti e che abbiamo registrato come scene VR per raccontare la nostra storia.
L’asse tematica che ha guidato l’intera esperienza multimediale dal vivo era la scoperta di una “cassaforte”: raccontare il mondo chiuso a chiave dei ragazzi e delle ragazze coinvolte giocando su stereotipi, fatti reali e pregiudizi che gli adulti hanno su di loro.
Ti lascio qui sotto il link di un piccolo racconto video che abbiamo realizzato per il Festival dei Diritti di Milano, un modo ulteriore per capire: TEATRO - Play me: dispositivi tecnologici tra gaming e performance dal vivo
Ah, sì. Non ti ho detto una cosa importante. Questo progetto è nato nel 2019 ed è stato presentato nel 2021. In mezzo abbiamo anche vissuto una pandemia, un’emergenza sanitaria che certamente ricorderai. Sarebbe bello raccontarti come l’ho vissuta e come diversi progetti teatrali si sono trasformati in percorsi digitali. Vediamo, ci penso un po’ e vedo se ha senso raccontarti anche questo.
Tu che dici?
/// La fotografia che trovi all’inizio l’ho scattata in un giorno di sole davanti alla Casa degli Artisti di Milano, spazio legato a ZONA K, proprio a pochi passi dal Piccolo Teatro. Quella che vedi è Caterina e sta indossando gli occhiali VR :-)
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