Piccola fabbrica di narrazione
Nel 2019 presento con David un progetto chiamato "Invasioni Creative" al Ministero della Cultura. Quello che stavamo immaginando erano azioni creative per le periferie fatte di ...
Negli anni successivi all’Università ero tornato in Friuli in diverse occasioni, c’era la casa di famiglia e insieme alla casa anche un posto disponibile ad accogliere alcuni progetti che avevo in mente. Ero tornato, quindi, anche per portare un po’ delle cose che stavo sviluppando in giro; come EduScé LAB, Scrivere la città o per esempio Afropolitan LAB (su Precise storie racconto le tappe in Senegal e a Torino). Quest’ultimo progetto lo avevo proposto anche a Udine nel 2017 grazie all’invito di Time for Africa Onlus. Accade questo: nel laboratorio partecipano diversi operatori culturali e sociali (assistenti sociali, neuropsichiatri, educatori ed educatrici, mediatori afrodiscendenti) che lavorano con le comunità migranti. In quel progetto l’obiettivo era quello di trasmettere strumenti pratici per la conduzione di gruppi e comprendere meglio cosa fosse la mediazione artistica (cioè il lavoro di comunità tramite i linguaggi creativi).
Ogni tanto viene anche David a curiosare, a farsi un’idea di cosa è questo progetto. Curiosare è molto utile: prendersi del tempo per stare un po’ lì a capire. Questa è una cosa molta concreta perché può far nascere scenari futuri possibili. David lo conoscevo da tempo. Si occupava di progetti editoriali e multimediali. Era nato e cresciuto in Friuli, come me. E poi avevamo condiviso gli anni dell’Università a Venezia, non solo a lezione ma anche in casa insieme ad altri coinquilini. Avevamo gli stessi paesaggi comuni fatti di lezioni e laboratori tra teatro, cinema e musica. E anche di qualche festa in Campo Santa Margherita.
E così - alla fine del percorso di AfroLAB in Friuli - anche David si unisce all’organizzazione di un piccolo evento dal vivo da portare in un quartiere periferico chiamato il “piccolo Bronx” di Udine (via Riccardo di Giusto) dove erano presenti diverse comunità afrodiscendenti. Questo era un pretesto per chiudere il laboratorio partendo dalle idee del gruppo e applicandole immediatamente in un contesto periferico della città. Fare insieme, questo era il compito.
Così nasce Invasioni Creative e fin dall’inizio scopriamo alcune cose. Per esempio che una delle sfide era quella di allenarsi a far “convivere le differenze”. In quel quartiere non era presente il degrado delle grandi periferie come Brancaccio di Palermo o Corviale di Roma (come si raccontava) ma l’isolamento sociale (o in altri termini, la solitudine). Grazie ai laboratori nelle scuole avevamo scoperto dalle “maestre” che insieme alla didattica serviva un po’ di scoperta della società. E che alcuni dei bambini e ragazzini di quartiere non erano mai stati nel centro città nonostante i pochi chilometri di distanza. Qui la scuola insieme alla biblioteca, alla parrocchia e al centro giovanile erano le uniche “antenne sociali” rimaste. E attorno solo grandi palazzi, condomini popolari e sconfinati spazi verdi. Un lungo binario dei treni divideva questa parte di città dal resto, un quartiere che faceva comunicare il grigio del cemento al verde dei campi. L’isolamento, quindi, era sia sociale che urbanistico.
Così diamo seguito a questa esperienza dopo le prime azioni. E chiediamo l’aiuto a due altri amici - Giulia e Alberto - che venivano da un percorso formativo legato all’architettura e all’urbanistica (tra IUAV di Venezia e Politecnico di Torino). E insieme a loro chiediamo aiuto anche ad alcune educatrici che usavano lo strumento artistico - Francesca e Claudia. E ad altre persone in gamba, come Benedetta (per l’organizzazione artistica) insieme a Mery e Raffaella (per l’animazione sociale e la formazione laboratoriale).
Partecipiamo a diversi bandi del Comune e della Regione e inviamo la nostra idea di progetto - Invasioni Creative - anche al Ministero della Cultura in una particolare sezione chiamata “Creative Living Lab” e dedicata proprio alle “azioni creative per le periferie urbane”. Il progetto viene selezionato nel 2019 e così abbiamo un po’ di respiro per fare le cose con calma.
Facciamo così, da un parte proponiamo alcuni nostri laboratori di narrazione ed eventi dal vivo per le scuole e le comunità locali. Lavoriamo sulle storie attraverso esercizi creativi, sono storie legate a diverse tematiche dal dialogo interculturale all’ambiente fino alla convivenza nelle città.
E poi invitiamo ospiti che possano aiutarci a “osservare bene” le cose e farci crescere come professionisti. Per esempio chiediamo a Edoardo Erba, un autore teatrale, di entrare con noi nei condomini popolari, raccogliere storie in audio e immaginare insieme a un gruppo di partecipanti alcune drammaturgie da portare in scena. Ci facciamo spiegare bene da Giovanni La Varra, un architetto che insieme a Tito Boeri ha costruito il Bosco Verticale di Milano, come attraversare gli spazi di una città e raccontarli. Chiediamo anche a Michele Cavallo, uno psicanalista lacaniano già direttore del Master in Teatro Sociale dell’Università Sapienza di Roma, di condurre un laboratorio per operatori sociali chiamato “La paura di essere fuori: la paura dell’altro, delle periferie e dell’esclusione” e infine arrivano anche Alina Marazzi, una documentarista, e Alberto Fasulo, un altro autore e produttore di cinema, allenandosi a raccontare in video. Insieme a loro coinvolgiamo nell’organizzazione anche diverse realtà sociali e culturali, come la Coop. Itaca, Hattiva LAB, il CSS Teatro stabile d’innovazione del FVG, Damatrà onlus, Invisible Cities Festival, Quarantasettezeroquattro …
Partire da sé, per raccontare la realtà che ci circonda.
Aprire il processo di creazione in tutte le sue fasi, dai laboratori agli eventi.
Dopo quel primo periodo abbiamo allargato i nostri contesti d’intervento e ci siamo accorti di avere qualche buona idea. E dal Friuli abbiamo iniziato anche ad ampliare lo sguardo, e portare un po’ di Invasioni Creative anche a Torino, la città dove abito ora, facendo nascere un’associazione di promozione sociale che a noi piace chiamare anche “piccola fabbrica di narrazione”.
Va bene, sto arrivando alla fine. Posso dirti che di questo percorso continuerò a parlartene perché è un “progetto di progetti” e un contenitore di molte esperienze che partono sempre dai laboratori di narrazione e poi si trasformano in eventi di comunità.
Ora vorrei dirti ancora una cosa… Questo è l’ultimo racconto della stagione. La prossima settimana termina l’anno scolastico e, in qualche modo, si chiude un ciclo anche per Precise Storie. L’estate servirà a raccogliere le impressioni di chi ha letto, a condividere un po’ di domande con chi sarà interessato a inviarmi qualche sua risposta. Sarà un tempo buono per imbastire i nuovi racconti che ti invierò con l’inizio del prossimo anno.
Prometto di non abbandonarti, ho molte altre cose che vorrei condividere con te. Per questo la prossima settimana ti manderò ancora un ultimo messaggio come saluto prima di mettere in pausa estiva questa newsletter.
Ora è davvero tutto, ti lascio con qualche verso di Gianni Rodari. All’inizio anche lui, con le sue storie, ci ha aiutato a indirizzare il nostro fare creativo:
È vietato arrabbiarsi.
I trasgressori si presentino domani all’accalappiacani.
È permesso giocare nelle aiuole, cogliere i fiori, sdraiarsi al sole, arrampicarsi sui pini.
(I vigili sono pregati di aiutare i più piccini)Attenzione, attenzione: ogni mattino alle Nove
si farà la distribuzione delle barzellette nuove.
Si raccomanda la puntualità.
In questa città è proibito andare a letto senza cena.
Divieto di passaggio a macchine e persone
quando i ragazzi giocano al pallone.Avviso ai signori seri: nei giorni di festa siete pregati di camminare sulle mani e sulla testa.
Se sapete fumare la pipa sapete raccontare una favola.
Nonni: iscrivetevi.
Al corso speciale per favolieri.
Comincerà ieri.Se vi è rimasta una bugia da dire ditela oggi, perché da domani è vietato mentire.
Su questo pianeta è severamente proibito fare la guerra
per mare per terra o sotterra.
I trasgressori verranno presi per le orecchie.
E gettati in cielo.
/// L’immagine che vedi all’inizio è stato uno dei nostri eventi di comunità nel 2019. Avevamo portato le mongolfiere nel “piccolo Bronx” di Udine e tutti i ragazzini del quartiere avevano le bandiere di Invasioni Creative. Erano i Protagonisti di questa azione collettiva. Eravamo in cinquecento, piccoli e grandi, sognatori e realisti.
/// Ho ricevuto risposte da diversi di voi. Ti rinnovo l’invito perché mi piacerebbe costruire qualcosa insieme: se vorrai in una delle prossime volte mi piacerebbe inviarti delle domande scritte e leggere io - grazie alle risposte - alcune tue storie, anche piccolissime. Potrebbe essere una piccola parentesi per qualche racconto collettivo di Precise storie. Basterà fare “rispondi” a questa mail (se stai leggendo questa storia dal tuo indirizzo mail) scrivendo “Va bene, ci sto!” e la tua risposta mi arriverà direttamente. Oppure se ti è più comodo, quando vorrai, basterà scrivermi a questo indirizzo: precisestorie@andreaciommiento.it.
/// Lo sai, se ti fa piacere c’è un modo per interagire con queste storie. Puoi cliccare qui sotto scegliendo tra i bottoni: “Like” (per dire che ti è piaciuto questo racconto), “Comment” (per scrivere tu un pensiero o qualcosa che pensi sia collegato a quello che hai letto) , “Share” (per condividere il link a qualche persona vicina a te via mail, via Facebook, Instagram, WhatsApp o Twitter). Fammi sapere se interagirai :-)